domenica 8 maggio 2011

A passi lenti tra le lapidi

Mi trovavo questo pomeriggio al cimitero di Fermo.
Non dovevo ricordare un defunto.
Sinceramente non so perché fossi lì.

Il sole irradiava una luce tanto accesa da strappare al cimitero la sua tipica patina di tristezza.
C'erano gli uccelli che si divertivano a nascondersi tra i rami dei cipressi, qualche cane abbaiava in lontananza e le macchine, lontane sulla strada, davano fiato ai clacson per il derby che in quei momenti si consumava presso lo stadio.
Ma dove ero io dominava il silenzio, ultimo suo baluardo nella nostra boriosa società.

Ebbene eravamo in tre, inviati dalla parrocchia, ad annunciare il Vangelo.

Questa mattina, appena svegliato e con ancora la bava che mi colava dall'angolo della bocca, mi sono chiesto se andare o meno.
Avevo già fatto una esperienza del genere due o tre anni fa, ma le cose erano diverse.
Sì, ricordo molto bene quella che è la paura di essere rifiutati.
Il terrore di essere insultati, presi per pazzi, integralisti, testimoni di Geova, invasati, mammolette...
Oggi, tuttavia, sperimentando la mia notte dell'anima, mi chiedevo continuamente: "Ma cosa posso dire io? Quale esperienza posso raccontar loro? Di quale Cristo devo parlare: di quello a cui, purtroppo, credo poco?".

A queste domande non ho saputo dar risposta, ma sono andato comunque.

Il resoconto della mia esperienza si legge nel volto delle persone che abbiamo fermato, nelle parole che sono riuscito a dire:

zero.

Non ci riuscivo. C'era una padre che con sua figlia -una bimba di otto anni- sistemava i fiori sulla lapide della moglie.
La piccola ci guardava. Sorrideva.
Io le rimandavo il sorriso, ma ero immobile: le mie labbra serrate.

Pur ammettendo che Dio non esista, che sia tutta una favola,
Perché questo terrore nel parlarne?
Ho pensato e ripensato agli argomenti con cui si può attaccare bottone; ne ho presi tra i più disparati e vi garantisco che non ne ho trovato uno che mi umiliasse come il Vangelo.
Perché pronunciare le parole: "Cristo è risorto per te!", mi faceva impazzire il cuore nel petto?
Niente di impossibile, eppure impossibile.

E mentre me ne stavo assorto in questi pensieri, una madre piangeva sulla lapide della figlia scomparsa da un mese per un incidente stradale.
Magari aspettava una parola di conforto.
Magari il Signore si sarebbe servito di me, incredulo militante, per aprire gli occhi di quella donna.

Magari era proprio quello il motivo per cui oggi ero lì:
La dimostrazione che Dio usa strumenti inutili per colpire il cuore della gente.

Ma al cimitero, oggi, non l'ho capito.
E sono tornato a casa a passi lenti, tra le lapidi.

sabato 7 maggio 2011

Di nuovo, in prima linea.

Di nuovo, in prima linea.
Per difendere una speranza, avanzarne le ragioni, scandagliarne le critiche.

Sulla strada di chi cerca si ritrovano gli insoddisfatti.
Quelli per cui è ancora valido il motto: non di solo vita vive l'uomo.